Quando si decide di investire in un appartamento da dare in affitto le cose da prendere in considerazione sono tante: tra queste la più importante riguarda sicuramente l’importo del canone. Questo è sempre una cifra fissa, stabilita nel contratto, c’è però una condizione particolare per cui può cambiare… l’adeguamento Istat.
Se hai una casa in locazione ne hai sicuramente sentito parlare, ma sai perché è previsto e le condizioni in cui può essere richiesto?
Preparati per scoprire tutti i dettagli di questo “misterioso fenomeno”.
Adeguamento Istat: cos’è?
Abbiamo detto che la cifra stabilita al momento dell’accordo tra locatore e locatario rimane fissa, possiamo dire che anche il costo della vita non cambia nel corso degli anni, o addirittura nel giro di pochi mesi? Ovviamente no, ecco perché è stato previsto l’adeguamento Istat del canone di locazione.
Dell’aspetto prettamente “numerico” della questione se ne occupa appunto l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) che tiene sotto controllo le fluttuazioni dei prezzi di beni e servizi, facendo un confronto con i periodi precedenti.
I parametri presi in considerazione per il calcolo della rivalutazione monetaria sono quasi duemila e riguardano aspetti della vita di tutti i giorni come il cibo, l’acqua, l’energia elettrica, le spese per la salute, l’istruzione e tanti altri.
L’adeguamento Istat segue, com’è naturale, il contesto storico a cui si riferisce e le nuove necessità che possono emergere in determinati periodi: un esempio? Dal 2020 sono state introdotte nel paniere di consumo le mascherine.
Sulla base di queste analisi l’Istituto riesce a stabilire se in Italia c’è stato o meno un aumento del costo della vita e, nel caso, adeguare i prezzi per renderli attuali.
Anche il canone di locazione rientra quindi nell’adeguamento Istat: l’affitto deve seguire l’andamento dell’economia e allinearsi a questo.
L’adeguamento Istat è obbligatorio?
Se ti è capitato di sentir parlare di adeguamento Istat avrai notato che, in caso di affitto, non tutti lo fanno.
Questo avviene perché la rivalutazione è obbligatoria solo nel caso in cui è espressamente prevista in una clausola all’interno del contratto (nei contratti standard di solito si trova).
- Se la clausola non c’è nessuna delle due parti può avanzare pretese nei confronti dell’altra.
- Se l’opzione è presente l’adeguamento Istat deve essere fatto ogni anno.
Non tutti i contratti prevedono la rivalutazione del canone nello stesso modo:
- per il contratto a canone concordato (il 3+2) il calcolo non può superare il 75% dell’indice Istat,
- in quello a canone libero (4+4) l’adeguamento Istat si calcola applicando il 100% dell’indice: si può scegliere se farlo in maniera automatica oppure a richiesta. Nel primo caso il ricalcolo avviene ogni anno senza che ci sia un’esplicita richiesta da parte del proprietario. Nel secondo invece il locatore deve espressamente richiedere l’adeguamento Istat: se questo non avviene perché il proprietario se ne dimentica, l’inquilino non è costretto a pagare gli arretrati.
- In caso di cedolare secca non si può richiedere l’adeguamento Istat del canone di locazione. Questa non è una tipologia di contratto, ma un modo di registrare lo stesso: prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva sul reddito che deriva dall’affitto di immobili, ma l’esenzione dal pagamento della tassa di registro e dell’imposta di bollo.
Quando si applica la rivalutazione? Dal mese successivo a quello della scadenza annuale.
Il calcolo
Abbiamo visto che, a seconda del contratto, l’adeguamento Istat si calcola applicando il 100% oppure il 75% della variazione dei prezzi.
La formula per il calcolo è abbastanza semplice:
→ canone affitto x indice Istat x percentuale di rivalutazione (quindi 100% o 75%)
In questo modo è possibile ottenere l’importo del canone annuo, dividendolo poi per dodici si ottiene quello mensile.
L’adeguamento Istat può provocare non solo un aumento, ma anche una diminuzione della cifra: in ogni caso di solito, e senza situazioni di particolare rilevanza per il Paese o a livello internazionale, si tratta di cambiamenti poco consistenti.
Pur potendo, molti proprietari di casa preferiscono non fare la richiesta di adeguamento Istat, considerata l’ennesima “fatica burocratica” da affrontare quando si affitta una casa.
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